Luigi Capuana non è un narratore qualsiasi: la sua penna è come una lente d’ingrandimento puntata sulla società.
Nel salotto della baronessa Lanari come in un carnevale di fine secolo sfilano i paradossi, le ossessioni, i vizi, le virtù, le buone e le cattive abitudini dell’Ottocento borghese.
A tessere i fili del racconto un vecchio medico: a lui il compito, tra conversazioni eleganti e ironiche, di reinventarsi Boccaccio alle soglie di un nuovo secolo, dove il profumo del progresso si mescola alla paura del futuro. E quindi spazio alle meraviglie dei viaggi transatlantici, il sogno dell’America, i prodigi della tecnica, insieme alle profondità del paranormale, le inquietudini della psiche, il tormento e l’estasi, in una girandola senza fine.
Luigi Capuana non è un narratore qualsiasi: la sua penna è come una lente d’ingrandimento puntata sulla società.
Nel salotto della baronessa Lanari come in un carnevale di fine secolo sfilano i paradossi, le ossessioni, i vizi, le virtù, le buone e le cattive abitudini dell’Ottocento borghese.
A tessere i fili del racconto un vecchio medico: a lui il compito, tra conversazioni eleganti e ironiche, di reinventarsi Boccaccio alle soglie di un nuovo secolo, dove il profumo del progresso si mescola alla paura del futuro. E quindi spazio alle meraviglie dei viaggi transatlantici, il sogno dell’America, i prodigi della tecnica, insieme alle profondità del paranormale, le inquietudini della psiche, il tormento e l’estasi, in una girandola senza fine.
LUIGI CAPUANA
Romanziere, novellista, teorico, ma anche critico, sperimentatore, personaggio eclettico: dalla Sicilia, ma guardando all’Europa, Luigi Capuana ha portato la rivoluzione del naturalismo in Italia, aprendo la strada alla grande stagione del verismo, per una letteratura che documenti la realtà, come in una fotografia, come in una denuncia.
Davanti al tribunale di un’arte che per la prima volta non fa sconti, attraverso le parole di un autore che è stato a scuola da Zola, sul banco degli imputati finiscono le contraddizioni e la crisi della grande e piccola borghesia, un’Italia appena nata, eppure già sotto una cattiva stella.
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Il Decameroncino
Luigi Capuana non è un narratore qualsiasi: la sua penna è come una lente d’ingrandimento puntata sulla società.
Nel salotto della baronessa Lanari come in un carnevale di fine secolo sfilano i paradossi, le ossessioni, i vizi, le virtù, le buone e le cattive abitudini dell’Ottocento borghese.
A tessere i fili del racconto un vecchio medico: a lui il compito, tra conversazioni eleganti e ironiche, di reinventarsi Boccaccio alle soglie di un nuovo secolo, dove il profumo del progresso si mescola alla paura del futuro. E quindi spazio alle meraviglie dei viaggi transatlantici, il sogno dell’America, i prodigi della tecnica, insieme alle profondità del paranormale, le inquietudini della psiche, il tormento e l’estasi, in una girandola senza fine.