Ora di cena. Milano. Periferia. Tavola bandita. Sono tutti in attesa di brindare: la polacca Paulina; i Brambilla, italiani; i Milenković, “serbi della Serbia”; i Fazlić, musulmani bosniaci e un ospite inatteso. Nessuno pronuncia una parola intollerabile: guerra. I più piccoli non la ricordano; i grandi invece fumano, piangono, ridono di un posto che chiamavano “casa”.
Božidar Stanišić ci regala una testimonianza, il vuoto, la perdita, la sconfitta di chi è costretto a strappare le proprie radici verso i campi profughi. Si brinda, ma a chi? A chi accoglie? A chi si sente straniero in un’altra patria? A chi non c’è più? Agli “avanzi” dell’ex Jugoslavia? Nei bicchieri di cristallo fragili non c’è vino, ma nostalgia, rabbia e una flebile voce che desidera un’identità che non esiste più. Božidar Stanišić è uno scrittore bosniaco. Nel 1992 si trasferisce in Friuli in seguito al suo rifiuto di imbracciare le armi dopo lo scoppio delle guerre jugoslave. Alcuni suoi testi sono stati pubblicati in Europa e Asia.
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La cena
Ora di cena. Milano. Periferia. Tavola bandita. Sono tutti in attesa di brindare: la polacca Paulina; i Brambilla, italiani; i Milenković, “serbi della Serbia”; i Fazlić, musulmani bosniaci e un ospite inatteso. Nessuno pronuncia una parola intollerabile: guerra. I più piccoli non la ricordano; i grandi invece fumano, piangono, ridono di un posto che chiamavano “casa”.